Tallonite nei giovani calciatori: quando il dolore al tallone non è “solo una botta”
Tallonite nei giovani calciatori: quando il dolore al tallone non è “solo una botta”
Il tallone che brucia al mattino, il dolore che si fa sentire a ogni passo verso gli spogliatoi, la corsa che cambia per «non far male». La tallonite, o fascite plantare, è una delle cause più frequenti di dolore al tallone nei calciatori, soprattutto nei più giovani che stanno aumentando ritmi e carichi di lavoro.

Alla base c’è l’infiammazione (o meglio, il sovraccarico irritativo) della fascia plantare, una struttura fibrosa che collega il tallone alle dita e sostiene l’arco del piede. Quando questa fascia viene sollecitata oltre misura, inizia a protestare: il risultato è un dolore che, se trascurato, può trasformarsi in un problema serio.
Perché colpisce spesso chi gioca a calcio
Nel calcio il piede è un «attrezzo di lavoro» sottoposto a stress continui: corse, scatti, frenate, cambi di direzione, salti, tiri ripetuti. Alcuni fattori rendono la tallonite particolarmente frequente:
- Sovraccarico meccanico: Passare da pochi allenamenti a sedute frequenti e intense, tornei ravvicinati, preparazioni estive troppo “aggressive”: la fascia plantare viene messa alla prova senza i giusti tempi di adattamento.
- Superfici di gioco dure: Campi molto compatti, sintetici consumati o terreni secchi assorbono poco l’impatto. Ogni appoggio, ogni atterraggio dai salti scarica una quota di forza in più proprio sotto al tallone.
- Scarpe non adatte: Modelli troppo rigidi, consumati, poco ammortizzati o semplicemente non adeguati al tipo di terreno possono modificare in modo negativo l’appoggio del piede.
- Appoggio “difficile”: Piede molto piatto o molto cavo, pronazione o supinazione accentuate aumentano la tensione sulla fascia plantare e predispongono al problema.
Nei giovani, a tutto questo si aggiunge un corpo in crescita: ossa, muscoli e tendini non sono ancora completamente maturi e sopportano meno volentieri gli eccessi.
I segnali: quando il tallone chiede aiuto
Il sintomo più tipico è il dolore localizzato sotto il tallone, spesso nella parte interna. Si manifesta in modo particolare:
- al primo appoggio del mattino, scendendo dal letto;
- dopo essere stati seduti a lungo;
- durante corsa, salti e cambi di direzione;
- con una sensazione descritta spesso come «pugnalata» o «fuoco» sotto al piede.
Per un calciatore questo si traduce in:
- difficoltà a iniziare l’allenamento (poi il dolore talvolta si attenua con il riscaldamento);
- calo di rendimento in partita;
- cambiamenti del modo di correre per evitare il dolore, con possibili ripercussioni su ginocchia, anche e schiena.

I rischi se viene trascurata
Pensare che «passi da sola» non è una buona strategia. Una tallonite non affrontata correttamente può evolvere in:
- dolore cronico, presente anche nelle attività quotidiane;
- limitazione funzionale: l’atleta non riesce più a sostenere gli allenamenti previsti;
- compensi posturali, con sovraccarico di altre articolazioni;
- una vera e propria disabilità temporanea, con difficoltà anche nel semplice camminare.
La regola è semplice: se il dolore al tallone dura da settimane, non è un capriccio del piede, è un campanello d’allarme
I trattamenti più utilizzati
Il percorso di cura deve essere sempre impostato da un professionista (medico dello sport, fisiatra, ortopedico, fisioterapista specializzato nel piede e nella caviglia). Tra le opzioni che vengono spesso prese in considerazione:
1. Laser terapia
La laser terapia utilizza fasci di luce ad alta intensità con l’obiettivo di:
- ridurre l’infiammazione locale;
- migliorare il microcircolo;
- favorire i processi di riparazione dei tessuti coinvolti.
Viene di solito proposta in cicli di sedute, integrata in un programma che comprende anche esercizi e correzione dei carichi.
2. Onde d’urto
Le onde d’urto (shock waves) sono onde sonore ad alta energia applicate in punti precisi:
- stimolano la riparazione dei tessuti;
- contribuiscono a ridurre il dolore nel medio periodo;
- possono aiutare in presenza di microcalcificazioni o quadri particolarmente resistenti.
Sono una terapia tipicamente utilizzata nei casi che non migliorano con i soli interventi di base.
3. Plantari su misura
I plantari personalizzati sono un alleato importante, soprattutto nei calciatori con alterazioni dell’appoggio:
- redistribuiscono il carico sul piede;
- sostengono l’arco plantare;
- riducono la tensione sulla fascia;
- compensano eventuali eccessi di pronazione o supinazione.
La loro realizzazione richiede una valutazione accurata di appoggio, cammino e gesto sportivo da parte di un professionista qualificato.
Cosa completa il percorso di cura
Oltre alle terapie strumentali, di solito vengono inseriti nel programma:
- Gestione dei carichi: Riduzione temporanea di volumi e intensità, evitando gli esercizi che scatenano maggiormente il dolore. Non sempre è necessario fermarsi del tutto, ma serve buon senso.
- Stretching mirato: Allungamento del polpaccio e della fascia plantare, eseguito con tecnica corretta e costanza, aiuta a ridurre la tensione sul tallone.
Rinforzo dei muscoli del piede Esercizi specifici per i piccoli muscoli plantari migliorano stabilità e controllo dell’appoggio. - Ghiaccio nelle fasi acute: Può essere utilizzato, su indicazione dello specialista, per contenere dolore e infiammazione dopo allenamenti o partite.
- Revisione di scarpe e superfici di gioco: Scegliere il modello giusto per il terreno, sostituire le calzature usurate e variare, quando possibile, i campi troppo duri sono accorgimenti che aiutano molto.
Prevenzione: proteggere il tallone per proteggere la carriera
Prevenire la tallonite significa inserire alcune abitudini nella routine di squadra:
- aumento graduale dei carichi di lavoro;
- attenzione alla scelta delle calzature;
- stretching regolare di polpaccio e fascia plantare;
- esercizi di rinforzo per piede e caviglia, soprattutto nei settori giovanili;
- ascolto dei primi segnali di dolore, senza banalizzarli.
Prevenzione: proteggere il tallone per proteggere la carriera
Prevenire la tallonite significa inserire alcune abitudini nella routine di squadra:
- aumento graduale dei carichi di lavoro;
- attenzione alla scelta delle calzature;
- stretching regolare di polpaccio e fascia plantare;
- esercizi di rinforzo per piede e caviglia, soprattutto nei settori giovanili;
- ascolto dei primi segnali di dolore, senza banalizzarli.
Quando rivolgersi a uno specialista
È consigliabile una valutazione professionale quando:
- il dolore al tallone è presente da più di 2–3 settimane;
- il fastidio peggiora nonostante riposo relativo e semplici accorgimenti;
- il giovane calciatore fatica a terminare allenamenti o partite;
- il dolore compare anche nel cammino quotidiano.
Una diagnosi precisa e un piano di trattamento personalizzato sono la via più sicura per tornare in campo, riducendo al minimo il rischio di recidiva.
Per i genitori
Tallonite: 5 segnali da non ignorare
- Il ragazzo evita di appoggiare bene il piede al mattino.
- Dopo l’allenamento zoppica o lamenta dolore al tallone.
- Chiede spesso di saltare allenamenti o partitelle per il fastidio al piede.
- Cambia modo di correre per «sentire meno male».
- Il dolore dura da settimane e non è più «solo una piccola noia».
➡ In questi casi è opportuno confrontarsi con il medico di riferimento.